Fronte Unico e Zorba “La scena militante italiana è alle origini di questo genere musicale nella nostra nazione”

Pubblicato il 22 Febbraio (come da tradizione discografica del gruppo nda), “Carta da Parati” di Fronte Unico è un manifesto musicale Rap dai tratti e dai dettagli critici. Un viaggio nella penisola italiana lacerata da odi razziali, sessismo. Ne abbiamo parlato con lo scrittore dei testi e co-fondatore del progetto, Zorba.

Ciao Zorba. Come sta procedendo il viaggio con “Carta da Parati”?

Ciao!
Il viaggio devo dire che sta procedendo inaspettatamente bene. Non ci aspettavamo di avere così tanti ascolti dopo nemmeno un mese dall’uscita del nostro secondo disco. Forse non siamo gli unici a credere che ci sia bisogno di contenuti nella musica italiana… La nostra scelta di fare rap militante è sempre stata controcorrente, ma gli ascolti sembrano incoraggiarci.

Fronte Unico esce sempre il 22 Febbraio. C’è un motivo particolare?

Quando abbiamo programmato la prima uscita del gruppo, Eredi della Sconfitta nel 2016, volevamo scegliere una data di uscita che avesse un significato particolare. Un significato il più possibile politico. Abbiamo scelto il 22 Febbraio perché è l’anniversario dell’omicidio di Valerio Verbano, morto a Roma a 18 anni con un colpo alla nuca da 3 neofascisti, a casa sua. Poi abbiamo deciso di mantenere la data per ogni nostra uscita, per renderlo quasi un appuntamento fisso.

Parliamo ora del disco. Quali sono le tematiche principali affrontate in questo terzo episodio del Fronte?

Le tematiche di Carta da Parati variano molto, ma rimangono nell’ambito della militanza. Si va dall’antifascismo di “Carta da Parati” e “Fiamme di Resistenza”, all’antirazzismo di “Ciò che sei in verità”, passando per una critica dei social network (“Tutti zitti”) e al mondo del lavoro (“La carovana del pagliaccio”). E ovviamente alla domanda che più preme a chi sta dalla nostra parte politica… “Perché è finita la Sinistra?”.

Fronte Unico

Se esiste, hai una traccia preferita? Se sì, perchè?

La traccia che preferisco è sicuramente la traccia che da il nome all’album, “Carta da parati”. La preferisco innanzitutto per il beat di Mekis, che è veramente un capolavoro. Poi per la tematica affrontata, l’antifascismo, che in questo momento politico ha davvero un importanza fondamentale, viste le nuove spinte dell’estremismo di destra tollerate (promosse?) dal governo. Il brano tratta soprattutto del dare il nome giusto alle cose, del non farsi fuorviare dalle definizioni e dagli eufemismi che la propaganda promuove per addolcire situazioni di un estremismo disarmante. Il fascismo va chiamato col proprio nome, va riconosciuto prima di poterlo davvero affrontare. E sconfiggere.

Zorba. Attivo fin dai primissimi tempi del Hip Hop Italiano. Quanto e come è cambiata la scena italiana da quando hai iniziato?

L’Hip Hop è cambiato davvero tanto da quando ho iniziato. È cambiato a tal punto che forse noi vecchietti facciamo fatica a rapportarci. Una delle cose che più mi ha colpito è stato vedere come è cambiato il rapporto tra i fan e gli artisti di importanza “nazionale”. Quando io ero agli inizi i “big” facevano il loro live, scendevano dal palco e camminavano tra la gente. Ci si beveva una birra insieme, ci si confrontava, si cresceva. Adesso invece vedo il pubblico fare le code per farsi i selfie. Questo mi intristisce molto, e non è un giudizio di ordine morale. Mi rendo conto che sono cambiati i tempi, i mezzi di comunicazione e anche l’importanza mediatica che l’Hip Hop ha raggiunto. Solo mi intristisce la mancanza di confronto e di crescita che quegli anni portavano.

Hip Hop e Trap. Cose distinte. Diverse per matrice e natura. Ma quanto è importante secondo te come fenomeno musicale?

Sicuramente dati alla mano è molto importante, soprattutto perché gli artisti con maggiore visibilità appartengono di più a questo secondo genere che all’Hip Hop più classico (a parte qualche bellissima eccezione, come Colle der Fomento e Rancore). Credo però (o forse lo spero) che sia un genere in esaurimento, che abbia già dato tutto quello che aveva in termini di innovazione. Lo sta dimostrando negli Stati Uniti, noi come al solito arriveremo con un po’ di ritardo.

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Altra domanda spinosa: la scena underground militante italiana. Decisamente ridimensionata rispetto ad anni fa. Cosa ne pensi?

Penso che sia davvero un peccato. La scena militante italiana è alle origini di questo genere musicale nella nostra nazione, e vederla così spenta fa riflettere. Credo che sia figlia del bisogno del pubblico degli ultimi anni, più disinteressato, più bisognoso di “musica leggera”. Credo anche però che questo particolare momento storico necessariamente produrrà una nuova ondata di rap militante. D’altra parte le mobilitazioni che ci aspettano su tanti temi importanti come antifascismo, ambiente, femminismo e antirazzismo avranno sicuramente bisogno di nuovi messaggi, di nuovi stimoli, di nuovi confronti. E forse anche di nuove colonne sonore.

Poco dopo la pubblicazione di Carta da Parati, è uscito anche il singolo “E Tornarono Le Streghe”. Ci racconti di questa esperienza?

Io e Mekis abbiamo pensato che fosse giunto il momento di confrontarsi con un tema attuale e importante come il femminismo. Sicuramente fare un pezzo sul femminismo è molto difficile e delicato… Abbiamo scelto quindi di rivolgerci al pubblico maschile e di chiedere la collaborazione a chi promuove queste lotte sul nostro territorio: il nodo Bresciano di Non una di meno. Abbiamo creato una collaborazione sul testo, e ne è uscito un brano ricco di spunti che è uscito al di fuori dell’album in occasione dell’8 Marzo. Spunti soprattutto per chi è nato maschio che può, anzi deve, cominciare a farsi le domande giuste per iniziare a lottare insieme alle donne per raggiungere l’uguaglianza di genere. Ma spunti anche per il sessismo nel rap.

Sessismo e Rap: un connubio ahimè molto stretto. Come si può svoltare?

Credo che l’unico modo in cui si possa svoltare sia quello di far riflettere gli artisti sulle parole che dicono. A cominciare ovviamente dai più giovani, che spesso prendono ad esempio gruppi più affermati per comporre i loro primi testi. Noi in Cockroach (Zorba è il Coordinatore dell’etichetta per la Lombardia, NDR), che abbiamo inserito l’antisessismo a statuto, facciamo proprio questo tipo di lavoro con i nostri artisti. Ogni qualvolta un testo risulta sessista ne parliamo, spieghiamo come e perché la nostra associazione non può accettare un contenuto di quel tipo, e modifichiamo il testo per eliminare il sessismo dalle nostre produzioni. E cerchiamo di educare anche l’artista a riflettere meglio su quello che dice. Perché il testo nel rap secondo noi è fondamentale, come sono fondamentali le parole che vengono utilizzate. È un percorso lungo e difficile, ma affrontarlo è molto stimolante, perché gli artisti, specialmente quelli giovani, ascoltano. E comprendono.

Non solo al microfono. Ma anche scrittore. Stai lavorando a qualcosa di nuovo? Ci fai uno spoiler!?

Sì, quella dello scrittore è un’attività che mi piace molto. Sto lavorando da qualche mese a un nuovo romanzo, dopo la pubblicazione di “Mi innamoravo di tutto – Storia di un dissidente” pubblicato da Edizioni AlterNative. Un romanzo storico sulle Brigate Rosse, ambientato tra Reggio Calabria, Trento, Milano, Torino, Genova e Roma tra il 1963 e il 1978 che si intitolerà “L’alba dei funerali di uno Stato”. Ci vorrà ancora molto tempo, realizzare un contesto credibile alla trama mi sta “costringendo” a leggere una valanga di libri… Ma è un bellissimo periodo su cui informarsi, e anche stimolante per la scrittura.

Domandone finale: Come vedi il Rap militante italiano da qui a 10 anni.

Domande sempre semplici, eh? Credo che chiunque faccia rap militante si auguri che il rap militante muoia in fretta. Non tanto perché non creda nel genere, ma perché se non c’è più bisogno di farlo allora vuol dire che il mondo che si criticava si è finalmente sistemato, che non c’è più nulla da dire. Non credo succederà tra 10 anni, ma la speranza è quella: che tra 10 anni non ci sia bisogno di militanza perché il mondo è finalmente diventato un posto bello. Nella musica come nelle lotte.

A te i saluti finali

Ringrazio Cockroach per l’intervista e per la promozione che sta facendo a Carta da parati. Saluto tutte le lettrici e i lettori del blog e Mekis, l’altra metà di questo Fronte Unico. Buone lotte a tutte e a tutti.